Quaderni Giapponesi – Il vagabondo del manga

Immagine: Oblomov Edizioni

Aspettavo con ansia questo nuovo lavoro di Igort dedicato alle sue esperienze nel paese del Sol Levante, e l’attesa è stata ampiamente ripagata. Questo volume, bello a vedersi e piacevole al tatto da sfogliarsi, è una sorta di intimo diario di viaggio, attraverso un Giappone più silenzioso e profondo, lontano dai suoni e dai colori di Tokyo, dai suoi ritmi frenetici, da quel paese che basa gran parte della vita dei suoi abitanti sulla produttività, anche se questo aspetto viene tuttavia trattato: amare il Giappone significa infatti anche riconoscerne i lati meno gradevoli e per noi incomprensibili, che fanno pur sempre parte di una cultura, del suo svilupparsi, del suo adattarsi durante la storia.

Ispirato dalla vita di Matsuo Basho, il maestro dell’haiku che fu viaggiatore instancabile costantemente alla ricerca della bellezza nascosta delle cose parte di una vita quotidiana spesso data troppo per scontata, l’autore sfiora nel suo viaggio quei luoghi in cui la natura e un solenne senso di sospensione sembrano ancora oggi prevalere, donando a chi vi si immerge momenti di incanto e di riflessione su se stessi.

In ognuna di queste esperienze c’è qualcosa di unico, che viene generosamente offerto a chi vi si accosta con lo spirito disposto ad accettare quanto rimane lì in attesa, costante eppure al tempo stesso mutevole significato da cogliere e rielaborare come insegnamento per la propria vita. Grazie alle meravigliose immagini, ognuna di esse opera indipendente e al tempo stesso racconto, l’artista incatena lo sguardo con una forza gentile, suscitando una dolce malinconia sia in chi quei luoghi li ha vissuti, sia in chi li sogna. Si cammina in silenzio insieme al narratore, soffermandosi su una tinta, su un particolare come una finestra illuminata e una tenda appena scostata che rivela una sagoma umana, ripercorrendo talvolta i propri personali ricordi. In alcune di esse viene riprodotta e rievocata la suggestione delle stampe ukiyo-e, con grande senso di comprensione di quanto sta alla base di tale arte.

Ad un certo punto un altro maestro si unisce al cammino: Musashi Miyamoto, con il suo Libro dei Cinque Anelli, che divengono ulteriore spunto di suddivisione dei pensieri fluttuanti dell’autore. Tutto concorre a formare un paesaggio interiore, un Giappone vissuto ed immaginato continuamente che diviene pura poesia.

Immagine: Oblomov Edizioni

Mentre leggevo e guardavo, tornava in me l’emozione vissuta in alcuni dei luoghi che l’autore descrive o riproduce, come l’immenso Okunoin, sul monte Koya. In alcune delle parole che utilizza, descrivendo come lui stesso reagisse di fronte a certi paesaggi, ho trovato una corrispondenza di pensieri che rende in un certo qual senso grati per quanto questi luoghi riescano a suscitare, accomunando gli esseri umani in preziose esperienze. Come in questo passo, che descrive parte della sua visita a Hiroshima, e riflette perfettamente quanto provai io, quando visitai la città nell’agosto del 2014:

Ma presto compresi: l’orrore non lo si può disegnare. Perché rischi di estetizzarlo. La penna si ferma, i colori sbiadiscono. Io? Rimasi impietrito a guardare foto e filmati, immergendomi in quell’enorme silenzio che seguì il bagliore. Può il corpo di un uomo seduto su un gradino diventare un’ombra? Può.

Igort “Quaderni Giapponesi – Il vagabondo del manga” Oblomov Edizioni, p. 96

Anche una delle riflessioni che si pone quasi come un tirare le somme alla fine del viaggio, quando il ritorno a Tokyo presenta nuovamente il Giappone più popolare e attuale, è una sintesi perfetta del dilemma che coglie quanti desiderano accostarsi sempre più alla vera natura di questo paese:

All’eterno dilemma non so dare una risposta.

Il Giappone moderno, sintesi rumorosa e meravigliosa di una proiezione della fantasia, o il Giappone antico, alla ricerca del mistero che si nasconde nel silenzio? Dopo tanti anni, tanti viaggi, ancora, caro lettore, non so cosa scegliere.

Ma, in fondo, perché privarsi di qualcosa?

Ibidem, p. 151

Una lettura che consiglio, suggestiva e rilassante, profondamente commovente in diversi tratti. Diario di viaggio, diario personale, tributo a grandi artisti, poesia di immagini. Insomma, c’è davvero di tutto in quest’opera che rispecchia molti dei principi del “mondo fluttuante”.