Bibite in Giappone

E’ inevitabile. Non appena si arriva in aeroporto, in Giappone, si notano subito i distributori automatici di bibite. Primo, perché sono coloratissimi e luminosi, anche nella piena luce degli spazi aperti, ed attirano come se si fosse tornati dei bambini che si dirigono verso la vetrina meravigliosa di un negozio di giocattoli; secondo, perché contengono un sacco di bevande mai viste prima che vien voglia di provare tutte. Pare quasi di non aver mai visto prima nemmeno l’acqua, o di dover compensare per ripicca il sacrificio delle bottigliette d’acqua prima del controllo all’aeroporto con l’acquisto immediato di altre bottiglie che le rimpiazzino. Quello che non ci si aspetta la prima volta è che questi distributori siano ovunque. E non è un modo di dire. Passando in treno attraverso vaste campagne, di sera, mi è capitato di vedere lunghe strade desolate che tagliavano le risaie dove l’unica luce era quella di un distributore di bibite su un lato, stile miraggio nel buio. Oltretutto, questi distributori sono anche uno di quelle rare occasioni che avrete di trovare dei cestini della spazzatura a portata di mano.

A fine viaggio ci si rende conto di aver speso un patrimonio, a suon di minimo 100/120 yen alla volta. In estate è inevitabile, con il caldo che fa bere più o meno continuamente è una necessità, se non si vuole stramazzare al suolo. Ma tanto lo si fa anche nelle altre stagioni, in misura minore.

Ma quali sono i tipi di bevande offerti da tali bellissimissimi distributori? Bevande che ovviamente si trovano anche nei konbini, ma che certo si ha più soddisfazione nel prendere da questa specie di armadioni bianchi o blu o rossi – vuoi mettere poter premere il pulsantino e sentire il botto rassicurante della bottiglia o della lattina che cade davanti allo sportello, piuttosto che prendere la bibita dallo scaffale e metterla nel cestino?

Cosa importante quando si decide di prendere una bibita al distributore: notare il colore dei pulsanti, posti sotto la riproduzione del prodotto che si vuole prendere. Se sono illuminati di una luce blu, la bevanda è fredda, se la luce è rossa, si tratta di bevande calde. Non si trova questa distinzione in tutti i distributori, molti erogano solo bevande fredde, ma se non volete trovarvi come me, con una lattina di caffè bollente sotto il sole a 40 gradi, fateci caso.

La prima bibita che ho preso, non appena arrivata a Narita, è stata un tè verde, in una bellissima bottiglia verde che mi pareva un gioiello. Attenzione che questo tipo di tè è molto amaro, e se lo si assaggia per la prima volta aspettandosi un tè freddo come quelli cui siamo abituati, ovvero zuccherati, il gusto può lasciare interdetti. A me piace molto, tanto che da un po’ di anni ho iniziato a bere qualsiasi tipo di tè senza metterci lo zucchero. Ormai non mi sembra nemmeno più di bere tè, se lo sento zuccherato. Mio marito, che invece preferisce le bevande dolci, si era preso un succo di mela molto buono, ma decisamente adatto a chi, appunto, ama molto il dolce.

La cosa che, al pensiero, mi fa ancora sorridere, è che durante il primo viaggio le bottiglie mi piacevano così tanto, nei loro formati così diversi e con il loro packaging che, anche solo per le scritte in caratteri mi faceva così bello, strano ed esotico, che mi sono trovata a conservarle quasi tutte, una volta finite. Sono tornata a casa con un bel po’ di bottiglie di plastica vuote in valigia. Le ho conservate ed usate per un po’, poi per questioni di usura le ho buttate via.

Nel corso dei nostri viaggi abbiamo assaggiato un po’ di tutto, e visto un po’ di tutto, comprese bevande che non abbiamo avuto il coraggio di assaggiare – tipo una bevanda calda ai fagioli dolci, una bevanda calda al mais e la Coca Cola al caffè. D’estate ci siamo praticamente annegati nel Pocari Sweat, Aquarius ed integratori salini vari, tra cui uno al gusto di limone molto buono. Assaggiate una volta e mai più prese la Coca Cola all’uva, al kiwi e alla pesca. Buonissime e tra le mie preferite invece le acque aromatizzate della Lohas, soprattutto quella alla pesca, che adoro. Come adoro il café au lait della Boss, una lattina che un italiano come primo istinto rifugge, al solo pensiero che del caffè possa trovarsi in un contenitore diverso da una tazzina o che possa essere freddo. Invece è davvero buonissimo, e si trova anche caldo. Apprezzo anche il tè al latte, anche se di tè ha soltanto il retrogusto. Non ho mai provato invece la famosa Ramune, bevanda gassata che viene venduta in una bottiglietta con all’interno una sferetta che farebbe un caratteristico rumore quando agitata.

Anche in un aspetto divertente come può essere quello di trovare e provare bevande sempre diverse il Giappone è una scoperta continua.